Paolo Levi


La luce come spazio.

In pittura, a livello di percezione visiva, non mi era mai accaduto, sinora, di dover affrontare una simile complessità di lettura. È in effetti di labirintica e interessante decodificazione la ricerca estetica di Daniela Giovannetti, signora lucchese, pittrice visiva dell’assenza, delle apparenze, dalla rivelazione lasciata sempre in sospeso, come in un sogno.

Sintesi estetica
Come dato di base, la Giovannetti conosce primariamente l’arte del coniugare ragione a poesia, mediante una raffinata scrittura che definirei concettuale. Le difficoltà, quindi, non sussistono nella leggibilità degli oggetti metafisicamente rappresentati, quanto nella nostra percezione visiva che non riesce ad affrontare e a chiarire sempre in un unico colpo d’occhio l’insieme degli elementi compositivi e strutturali di queste opere. Esse sono il risultato di una meditata tecnica pittorica, di una eccezionale maestria che ha inizio col disegno preparatorio per giungere pittoricamente – velatura dopo velatura – a forme “concrete”, nate dal riverbero della luce, architetture di spazi silenziosi, astrattamente delineati nella realtà del colore.


Paolo Levi, dal catalogo presentato in occasione della fiera d’arte Miart di Milano nel 1997