Claudio Caserta


Riguardo all’arte moderna, la Giovannetti sente la sua riflessione spirituale lontana dai canoni fiamminghi, nei quali dilagava la ricerca maniacale dell’ordinato composito, necessaria per esprimere la compiutezza di un piccolo mondo umano […] al contrario, l’atmosfera nell’opera della Giovannetti è sognata, eterea, ammantata di una diafana luminescenza lunare. Anche il riferimento ad epigoni caravaggeschi viene meno per la presenza in essi di un drammatico richiamo alla “machina” che forma e disfa le cose, mutando il sentimento del tempo. L’ambiente della Giovannetti è; metastorico, imperturbabile, non contaminabile, come mondo delle idee, dal dramma del disfacimento e del nulla […]. Né si può collegare il percorso figurativo di Daniela con ambiti propriamente iperrealisti, sia sotto l’aspetto tecnico che per quanto concerne la genesi dei contenuti. L’artista toscana non persegue l’effetto che si autocelebra, né le interessa un reale, la cui forma rappresentata sia più scenicamente e concettualmente folgorante rispetto al dato memoriale confrontato.


Claudio Caserta, dal catalogo della mostra Carlyle Brera open gallery, Milano, 1992